Sindacato significa “insieme con giustizia”. Parole che ne indicano il senso e lo scopo, ancor oggi – a oltre cento anni dalla nascita dei primi sindacati moderni – e per il futuro.

Perché una “coalizione sociale” di lavoratrici e lavoratori che si uniscono per rappresentare e difendere i propri interessi è una necessità in qualunque società, oltre a essere sempre stato un indicatore del grado di libertà e democrazia di qualunque paese.

Vale ancor oggi e più che mai, quando tutto sembra essere cambiato dall’epoca in cui i primi sindacati si formavano sotto la spinta di una rivoluzione industriale che stravolgeva il modo di vivere e di lavorare delle persone, trasformandole in salariati che vendevano il proprio lavoro al prezzo stabilito da un padrone. Oggi, in un mondo in cui il lavoro è diventata la più globale delle merci, c’è ancora più bisogno di allora di potersi coalizzare e agire insieme contro le ingiustizie. Non è un caso che, nonostante gli stravolgimenti subiti dal mondo del lavoro, i tanti limiti dimostrati e il continuo rischio di trasformarsi in fredde burocrazie, i sindacati, non solo in Italia ma in buona parte dell'Europa più ricca, rimango le uniche organizzazioni di massa - se si escludono quelle religiose e di volontariato - l'eredità viva della sinistra novecentesca, una potenziale risorsa per qualunque cambiamento delle relazioni sociali.

E’ altrettanto vero che questo patrimonio e queste potenzialità di per sé non garantiscono nulla. L’unica vera risorsa per poter rappresentare al meglio gli interessi di chi lavora è il rapporto diretto con le persone in carne e ossa, la loro partecipazione alla vita del sindacato, il loro poter di incidere sulle sue scelte. In un parola la democrazia, che è al tempo stesso un metodo e un fine.

La Fiom, forse proprio perché è il più antico tra i sindacati oggi esistenti in Italia, da parecchi anni ha fatto della democrazia la propria bandiera: a partire dalla convinzione che per essere un sindacato di natura confederale – e non corporativo o di mercato - per poter cioè rappresentare davvero le lavoratrici e i lavoratori, questi ultimi devono poter decidere sulle scelte che li riguardano, avere l’ultima parola – con un voto vincolante – su rivendicazioni e accordi, sulle piattaforme e i contratti che governano le loro vite sul lavoro. La democrazia, quindi, come natura dell’agire sindacale; insieme a un’altra “parola-chiave”, indipendenza. Che significa autonomia di pensiero e azione, una visione del mondo da costruire insieme, liberi dai condizionamenti dagli interessi di altri, quelli economici come quelli politici: nel concreto, indipendenza dai padroni e dai partiti.

Oggi, in cui tutto è molto più difficile di un tempo – perché più complesso. Di fronte alla frantumazione del mondo del lavoro insito nella natura del capitalismo contemporaneo, non c’è altra strada che proporsi una pratica democratica per ridare voce e potere ai lavoratori e che sia la base per ricostruire la conoscenza dell'organizzazione del lavoro e dei suoi meccanismi. Il sindacato – nel senso confederale del termine – avrà un futuro solo se saprà allargare la sua rappresentanza a tutte le forme del lavoro subordinato, anche quelle fintamente autonome, per essere la coalizione sociale del lavoro e riunificare ciò che il capitale divide; e se saprà porre l'indipendenza – dalle imprese e dalla politica – come discriminante per ogni valutazione e scelta, rinnovare organizzazioni un po’ troppo irrigidite, fatte di troppi funzionari e troppo pochi delegati di produzione, allargando il “terreno” della contrattazione alla società. Se saprà parlare una lingua comprensibile ai lavoratori, senza non avere paura del conflitto, né di dire “non siamo d'accordo”. In sostanza, se saprà spostare lo sguardo dal “centro” alle “periferie”, dagli sfruttatori agli sfruttati per intercettare il malessere e il bisogno del cambiamento evitando che virino – come “naturalmente” oggi avviene - nel corporativismo e nel conflitto orizzontale.

Un nuovo (antico) viaggio in cui la Fiom avrà ancora e come sempre bisogno del sostegno dei suoi compagni e amici.